Elisabetta Ciabani
Elisabetta Ciabani
- Categoria: Vittima
- Caratteristiche: Presunto suicidio - Uccisa a coltellate
- Autore: Sconosciuto, attribuito dalla Mostrologia al cosiddetto MDF
Nata nel gennaio del 1961, studentessa di architettura, Elisabetta risiedeva nel già citato quartiere di San Jacopino a Firenze ed era vicina di casa di Susanna Cambi (abitava in via del Ponte All’Asse 13, la Cambi al 25), vittima del Mostro nell’ottobre del 1981.
Alterna studio e qualche lavoro saltuario. Una ragazza appunto, come tante, con il suo ristretto giro di amicizie. Una vita tranquilla, lontana da pericoli e minacce. A dirla tutta però la vita di Elisabetta incrocia la morte violenta. Si, perché Elisabetta è amica di Susanna Cambi, uccisa il 23 ottobre 1981 dal mostro di Firenze. Il 1981 è un anno terribile per Elisabetta, muore il padre e una sua amica.
Ha bisogno di staccare, di ricaricarsi di energie. Niente di meglio di una vacanza. Vacanza di 4 settimane nell’agosto del 1982 a Sampieri di Scicli. Una lunga vacanza. Elisabetta non parte sola, è in compagnia della sorella, del fidanzato della sorella e di una anziana parente. La vacanza scorre tranquilla. Elisabetta appare serena. La sera del 21 agosto Elisabetta compra un coltello da cucina, poi torna in camera e passa il resto della serata a parlare con la sua parente. Mentre parla Elisabetta si mette lo smalto rosso sulle unghie seduta sul letto. Qualche goccia di smalto macchia il lenzuolo. L’anziana parente consiglia Elisabetta di smacchiare il lenzuolo usando prima un po’ di acetone e poi lavandolo. La ragazza accetta il consiglio e va a dormire. La mattina del 22 agosto Elisabetta si sveglia presto. Consuma la colazione, poi prende lenzuolo e bottiglietta di acetone, sale le scale e arriva al terrazzo dove si trova il locale uso lavatoio provvisto di lavatrice.
Nonostante sia presto è già abbastanza caldo. Elisabetta entra nel lavatoio. Si toglie la maglietta , ha paura di macchiarla con l’acetone. Rimane in costume. Esce quindi dal lavatoio e sul davanzale del terrazzo stende il lenzuolo che bagna con l’acetone. Rientra poi nel lavatoio per mettere il lenzuolo in lavatrice. Un trenta minuti dopo una inquilina del residence trova Elisabetta nel lavatoio in una pozza di sangue, morta. Il corpo presenta le seguenti ferite da arma da taglio: larga ferita alla parete addominale con direzione dall’alto verso il basso; tre ferite poco profonde sempre all’addome; ferita al torace con penetrazione della lama tra le costole, con perforazione di cuore e polmone; ferita al braccio sinistro. Presenti anche tumefazioni in zona pubica e alla coscia sinistra. L’arma usata è il coltello comprato la sera prima da Elisabetta. Sul manico non sono presenti impronte digitali. Gli investigatori stabiliscono che Elisabetta si sia suicidata. Sinceramente è poco credibile. Le persone si suicidano nelle maniere più impensabili, questo è vero. Ma risulta difficile credere che Elisabetta possa aprirsi lo stomaco con una coltellata e poi far passare la lama, con un solo colpo, tra le costole perforando il cuore. Inoltre sembra che Elisabetta abbia comprato il coltello a lama larga per stendere la crema per depilarsi.
Poco credibile anche che abbia l’accortezza di smacchiare il lenzuolo per poi massacrarsi di coltellate. Elisabetta era una bella ragazza, si trovava sola e in costume da bagno. Non possiamo escludere che sia diventata oggetto delle attenzioni di qualche malintenzionato che ha tentato un approccio sessuale. Un controllo approfondito di tutte le persone presenti, a vario titolo, nel residence potrebbe dare ancora dei frutti. Si dice spesso che un crimine irrisolto è una storia che aspetta che qualcuno scriva il finale, invece un omicidio irrisolto è come un libro che non si è voluto o saputo leggere fino alla fine. Sarebbe doveroso ricominciare la lettura della vicenda di Elisabetta Ciabani, questa volta arrivando fino alla fine.
Un suicidio poco credibile:
L’unico che non si adattò a questa risultanza, il suicidio, fu il maresciallo Giovanni Fontana che prosegui le indagini per quattro anni recandosi anche a Firenze. Fontana in una intervista ricorda: “La ragazza fu rinvenuta supina con il coltello conficcato nel petto. La ferita al basso ventre era comunque diversa dall’altra causata da un coltello da cucina. La ferita al pube era come fosse stata provocata da un bisturi. Il coltello da cucina che fu ritrovato non avrebbe potuto fare un taglio di quel tipo, quasi chirurgico. E mi pare sin troppo strano che una che si dà una coltellata al pube di quel tipo possa poi trovare la forza per darsene un’altra al cuore, facendo penetrare nel suo corpo circa sedici centimetri di lama”. Inoltre aggiunge, come risultanze delle sue indagini “Il medico legale accertò che la ragazza era vergine. Abbiamo anche saputo che aveva quasi paura degli uomini, un carattere chiuso, riservato, quasi scontroso, era taciturna. Si era fatta notare poco anche all’Università“.
Altro particolare anomalo è il fodero del coltello trovato insanguinato sul ripiano della lavatrice che invece risultava pulita e senza alcuna macchia di sangue. Appare evidente che se il fodero è insanguinato questo sia stato posato dopo aver inferto le ferite e appare strano che la ragazza ferita a morte, con un coltello nel cuore, abbia fatto un paio di metri per poggiare il fodero sulla lavatrice, ovviamente senza macchiarla di sangue.
Il cognato della vittima Silvano Rotolo rincara la dose: “Quello che è certo è che la ragazza non si è suicidata, come hanno voluto farci credere gli inquirenti siciliani. Elisabetta probabilmente ha visto o ha saputo qualcosa che non doveva sapere. Penso che si fosse portata da Firenze qualche suo pensiero… C’era qualcosa di oscuro che noi non sapevamo“.
A Firenze cominciò a girare la voce che la Susanna Cambi e Elisabetta Ciabani erano amiche. Questo dato non trova però riscontro in quanto sia gli amici intimi della Ciabani che la madre della Cambi smentiscono la frequentazione fra le due ragazze. Dei miei amici che all’epoca abitavano al numero 4 di quella via, riferirono più volte (anche agli inquirenti) che, i giovani di quella zona di San Jacopino, si conoscevano tutti, comprese le due ragazze (ndr).
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