Graziella Benedetti e Paolo Riggio
Ogni uomo è un criminale senza saperlo. (Albert Camus)
Graziella Benedetti e Paolo Riggio
- Categoria: Vittime
- Caratteristiche: Uccisi da colpi di pistola
- Autore: Sconosciuto. Attribuito al Mostro di Firenze
Attenzione!! Il seguente materiale contiene descrizioni e immagini di particolare crudezza
Paolo Riggio
Paolo Riggio, nato a Palermo di 34 anni, da diciassette residente a Lucca via Vecchia Pesciatina 119, San Vito, disoccupato da tre anni, precedentemente ha lavorato come camionista. Per problemi alla schiena è stato costretto ad operarsi, purtroppo l'operazione non è andata a buon fine e in conseguenza riporta un trauma alla gamba destra, per questo è dichiarato invalido civile e gode di una modesta pensione di invalidità.
La sera del delitto Paolo Riggio ha in uso un'autovettura Fiat 132 blu targata PI 217494, intestata al padre, Gaetano Riggio di 63 anni.
Gli amici lo ricordano come un tipo simpatico e gioviale, che passa molti pomeriggi al bar di san Vito a giocare a carte. Alcuni giorni prima che avvenisse la tragedia, Paolo si è recato in comune per chiedere la possibilità di essere impiegato come bidello in una scuola, ed è in attesa di una risposta ufficiale.
Graziella Benedetti
Graziella Benedetti, nata a Lucca di 31 anni, residente in corte Baccelli, San Vito, poco lontano dall'abitazione di Paolo Riggio, è impiegata come operaia in un calzaturificio di Segromigno, con un modesto salario che si aggira intorno alle 700.000 lire al mese.
I colleghi di lavoro la ricordano come una persona seria, pacata, timida e riservata riguardo alla sua vita privata, quando invece esce assieme a Paolo risulta essere più spigliata e allegra.
I due ragazzi hanno una relazione che dura da dieci anni e se non fosse per i problemi economici che non gli permettano di poter vivere insieme, sarebbero già sposati.
Ultimamente Graziella ha confidato ad una collega di essere in cerca di una casa da poter affittare assieme a Paolo.
Il sabato sera sono soliti frequentare il locale trattoria/pizzeria “La Cantina di Alfredo”, in via Colognora 32, Colognora di Compito, molte volte si recano al locale in compagnia della nipotina del Riggio di sei anni.
Il delitto
La sera del 21 gennaio 1984
Il sabato 21 gennaio 1984, alle 19.30, Paolo Riggio si reca a casa di Graziella Benedetti con la Fiat 137 Blu intestata al padre, è una serata di pioggia, ma è sabato sera, i due decidono di uscire ugualmente per una cenetta e nell'occasione lasciano a casa la nipotina.
Giungono al locale denominato “La Cantina d'Alfredo” alle ore 20.00 circa, lui ordina una bistecca e la Benedetti una pizza, sembra un sabato qualunque per la coppia. Il proprietario pur non avendo un'approfondita conoscenza dei ragazzi, li riconosce come clienti abituali e si ferma a scambiare quattro chiacchiere con loro.
Li vede uscire ad un orario intorno alle 21.45-22.00, sarà l'ultima persona a vederli in vita.
Il 22 gennaio 1984
A tarda sera il padre del ragazzo, Gaetano Riggio di anni 63, accortosi che il figlio non è ancora rincasato dalla sera precedente, si allarma. I due giovani non sono i tipi che ritornano ad un orario troppo tardo, anche nel fine settimana. In apprensione, decide di mettersi alla ricerca della coppia, alle 8.00 del mattino pensa di controllare la zona di sant'Alessio, sulle rive del fiume Serchio. Ad una distanza di circa 2 chilometri dal centro di Lucca, in uno spiazzo, rinviene i corpi dei due ragazzi all'interno dell'autovettura e avverte le Forze dell'Ordine.
La scena del Crimine
Il luogo in cui sono ritrovati i corpi di Paolo Riggio e Graziella Benedetti è ubicato lungo le rive del fiume Serchio nella frazione di sant'Alessio, Lucca, in una radura costellata di pioppi, vicino alla fabbrica di ricostruzioni pneumatici “Nencini”, via delle Piagge sant'Alessio. La zona è frequentata da coppiette e tossicodipendenti. L'autovettura, una Fiat 137 blu targata PI 217494 con quattro portiere, si trova all'interno di una piazzola rivolta verso il fiume, ha ancora tutte le portiere chiuse con sicura, il vetro anteriore sinistro è frantumato. I corpi dei due giovani sono all'interno dell'abitacolo sui sedili anteriori reclinati, lui supino sul lato guidatore, lei posizionata sul fianco sinistro lato passeggero. Sono stati raggiunti da sei colpi d'arma da fuoco, tuttavia in sede d'indagine sul luogo del delitto sono evidenziate soltanto quattro ferite, le restanti sono riscontrate in sede autoptica, coperte dalle ciocche di capelli.
Un'evidente ferita d'arma da fuoco alla gola ha colpito il Riggio, risulta sanguinante e mortale, una seconda ferita è presente alla testa in zona sinistra, ma non ben identificata, coperta dai capelli e risulta lievemente sanguinante (da foto in nostro possesso), entrambi i proiettili sono passanti.
La Benedetti è stata raggiunta da quattro colpi d'arma da fuoco, uno sulla coscia destra, sanguinante, una allo zigomo sinistro sanguinante con esito mortale, una all'arcata sopraccigliare destra, sanguinante con esito mortale, l'ultima ferita è riscontrabile in zona imprecisata della testa sotto il cuoio capelluto, tutti i proiettili sono passanti.
In sede di rilievi vengono repertati tre bossoli di proiettili calibro 22 per pistola, marca "Lapua", con la lettera “L” stampata sul fondello, uno viene repertato fuori dall'autovettura sul lato sinistro vicino alla portiera , due all'interno dell'abitacolo, gli altri bossoli non vengono ritrovati.
I bossoli risulterebbero lievemente deformati, tanto che da perizia balistica si pensa sia stata utilizzata un'arma vecchia e il rigonfiamento sia dovuto alla molla dell'otturatore vetusta.
In realtà questa determinazione è stata più volte smentita recentemente e non è possibile determinare la datazione di un’arma dal rigonfiamento dei bossoletti espulsi, teniamo quindi in dubbia considerazione che si tratti di un'arma di vecchia fattura.
Poco lontano dalla macchina viene rinvenuta a terra, la borsetta appartenente a Graziella Benedetti (da foto), adiacente sembra si trovi anche il borsello contenente 11.000 Lire.
Non vi è invece traccia del portafoglio di Paolo Riggio contenente 150.000 lire. La cifra precisa va comunque tenuta in dubbia considerazione, tenendo presente che può essere una determinazione derivante da testimonianza, per cui non è possibile sapere con precisione la cifra esatta contenuta nel portafoglio di Paolo, poiché mancante.
Le indagini
Le prime indagini svolte sono incentrate nell'associare il delitto Riggio-Benedetti con i delitti attribuiti al così detto “Mostro di Firenze”, che era solito colpire coppiette appartate in auto nella campagna limitrofa del capoluogo toscano.
Interviene sul luogo il Nucleo Operativo di Firenze, comandata dal Commissario Sandro Federico, le indagini portano ad un esito negativo e da li a pochi giorni, più precisamente il 27 gennaio 1984 sono accusati dei delitti attribuiti al mostro due sardi, Giovanni Mele e Piero Mucciarini, scagionati poi successivamente e assolti per non aver commesso il fatto a seguito della Sentenza Istruttoria Rotella del 1989.
Abbiamo visto che i colpi di pistola esplosi sulle due vittime sono stati sei e tutti a bersaglio, cinque colpiscono il volto dei ragazzi, uno la coscia destra di Graziella.
Il rumore degli spari è stato udito da qualcuno?
Secondo testimonianza di Verano Ramacciotti, residente in Corte Ghivi, a poca distanza dal luogo di ritrovamento dei giovani, non è stato avvertito il minimo rumore che potesse far supporre che vi fosse stata un'aggressione. Ciò non deve poi stupire così tanto, poiché i colpi di calibro 22 non hanno una forte propagazione di suono e soprattutto la notte del 21 gennaio piove a dirotto.
A che ora è avvenuto il delitto?
Solitamente nelle perizie medico legali, l'ora certa del decesso comprende un arco di tempo e non un orario ben specifico come si potrebbe pensare, infatti da fonti giornalistiche i dati non collimano, su una testata si parla di un'ora intorno alla mezzanotte, in un'altra tra le 22.30-23.00.
Considerando che i due ragazzi vengono visti uscire dalla Trattoria/Pizzeria “La Cantina d'Alfredo” intorno alle ore 22.00 e che per raggiungere il luogo del delitto, il tempo stimato non supera i 20 minuti, possiamo pensare che la coppia si è diretti subito in loco senza fare deviazioni, arrivando nella zona alle ore 22.20 circa. L'orario approssimativo che abbiamo individuato potrebbe essere in fin dei conti veritiero, dato che nessun altro ha testimoniato di aver visto i ragazzi in altro luogo la sera del 21 gennaio, e che comunque le due località sono abbastanza adiacenti e i ragazzi non erano soliti rincasare troppo tardi.
Se osserviamo le foto della scena del crimine scattate il 22 gennaio, notiamo subito che i due giovani sono vestiti quando il delitto è avvenuto e successivamente sappiamo dalle fonti in nostro possesso che non sono state trovate tracce di rapporti sessuali tra i due. A seguito di questa notizia è pacifico ipotizzare che la coppia non è arrivata da molto nella zona, giusto alcuni minuti prima dell'aggressione, per avere il tempo di reclinare i sedili e scambiarsi qualche effusione.
Altra cosa di cui sembrano molto sicuri gli inquirenti e che noi prendiamo per verosimile, dato che solo la perizia balistica potrebbe smentirla e non è in nostro possesso, è che il vetro anteriore lato guidatore è stato infranto con un'arma contundente (potrebbe essere stato anche il calcio della pistola).
A questo punto proviamo ad addentrarci un po' di più all'interno della dinamica del delitto per cercare di svelare le ultime ombre.
I colpi di pistola
Riassumendo schematicamente quello che abbiamo visto nei capitoli precedenti abbiamo: l'esplosione di 6 colpi di pistola sui due ragazzi, tutti passanti e tutti a bersaglio e il ritrovamento di tre bossoli, uno fuori dall'auto e due al suo interno.
A questo punto, è logico ipotizzare che i bossoli mancanti non si trovassero all'interno dell'abitacolo, altrimenti sarebbero stati repertati con facilità dalle Forze dell'Ordine, ma che si trovassero anche loro fuori dalla macchina e che non siano stati ritrovati a causa delle condizioni del terreno dopo la pioggia della sera precedente.
Per avere una giusta dinamica la presenza di tutti i bossoli risulterebbe molto più vantaggiosa, pensando poi che solo l'uso di un metal detector basta per il loro ritrovamento. Noi comunque, proveremo ugualmente a trovare una spiegazione per l'evento criminoso, che sia il più possibile attinente alla logica.
Per prima cosa, è facile che i primi colpi abbiano interessato la vittima maschile, il primo fra tutti quello che colpisce Riggio al collo, dal lato sinistro, con andamento da sinistra verso destra, esploso da distanza abbastanza ravvicinata, dopo che l'assassino ha infranto il vetro anteriore della macchina. In questo caso, il bossolo è stato espulso fuori dall'abitacolo, dato che la calibro 22 espelle i proiettili a destra, con andamento leggermente all'indietro.
Subito dopo, quando il corpo di Paolo si adagia senza vita sul sedile reclinato lato guidatore, lo sparatore ha campo libero su Graziella, un primo colpo d'arma da fuoco la raggiunge alla gamba destra, ad indicare una difficoltà di cambio di bersaglio o che ancora il corpo del ragazzo intralcia la mira del killer.
Anche questo secondo colpo è esploso dal solito punto del primo e anche in questo caso il bossolo finisce fuori dall'autovettura. Negli altri due colpi successivi, lo sparatore, spostandosi lievemente, colpisce Graziella allo zigomo e all'arcata sopracciliare destra, due colpi sparati in rapida successione e anch'essi con bossolo espulso sul terreno.
A quel punto l'assassino mette il braccio all'interno dell'abitacolo, avvicina la pistola ai corpi ormai senza vita dei ragazzi e, come per essere sicuro della loro morte, spara in testa ad entrambi, ed ecco i bossoli ritrovati all'interno dell'abitacolo, sparati da distanza ravvicinata e che interessano la tempia sinistra di Paolo e la testa di Graziella.
In tutta questa spiegazione, si perde di vista però l'elemento centrale della scena del crimine, al quale abbiamo dato poco peso fino ad adesso.
L'elemento centrale
L'elemento centrale è quel fattore che può determinare ai fini investigativi delle risultanze importanti per spiegare l'evento criminale, in molti casi l'elemento centrale non è mai unico, ma è associato ad un collettività di dettagli che risultano essere essenziali per far luce sulla situazione.
In questo caso l'elemento importante è la borsetta della Benedetti, ritrovata a poche decine di metri dall'autovettura, di cui è entrato in possesso l'assassino.
La domanda è, come ne è entrato in possesso l'assassino?
- Dal vetro infranto dell'autovettura può aver inserito la mano all'interno ed averlo prelevato.
E' ben semplice e logico da dedurre che con i sedili anteriori reclinati e una macchina dotata di quattro portiere, Graziella abbia posato la borsetta sui sedili retrostanti per creare spazio nel momento di intimità, addirittura può essere stata messa sul pianale lato posteriore dietro il sedile del passeggero, entrambe le zone sono difficilmente raggiungibili dal finestrino lato guidatore allungando il braccio. Di conseguenza scartiamo questa possibilità.
- Aprendo la portiera dal vetro infranto ed entrando all'interno dell'abitacolo.
Possibile, tuttavia non sono repertate tracce di spostamento dei cadaveri successivamente all'evento criminale, inoltre gli sportelli di tutti i lati sono chiusi con sicura al momento del ritrovamento. Non vi è alcuna logica nell'aprire la portiera sul retro e poi richiuderla con la sicura e l'assassino non ha tempo da perdere dopo il delitto per attardarsi sulla scena del crimine, specialmente per il fatto che successivamente si disfa della borsetta lasciandola a pochi metri e non nota nemmeno il borsello con poche lire al suo interno, trovandosi evidentemente in palese stato di agitazione.
Le varie ipotesi
In questa parte prenderemo in esame alcune delle ipotesi sulle motivazioni di questa aggressione, tenendoci ben ancorati ai fatti che abbiamo accertato precedentemente.
Prima di tutto possiamo dire che l'assassino è uno e uno soltanto, non vi sono tracce evidenti di più persone presenti sulla scena del crimine e abbiamo a riscontro che i proiettili sparati sono tutti della solita marca e caricati sulla medesima pistola, una calibro 22, inoltre per compiere un delitto del genere non vi è bisogno di altri aiutanti.
Stando a questi fatti, è inutile immaginare la cooperazione di più persone o addirittura di un gruppo di persone, certo può esserci un palo che aspetta con il motore della macchina acceso, ma rimarrebbe comunque completamente ininfluente nella dinamica del delitto e poi la zona risulta abbastanza isolata e la presenza di un palo rimane superflua.
Altro fattore che esclude la presenza di più persone è la vittimologia prescelta per la rapina, si tratta di una coppia appartata in un'auto, di conseguenza anche chi la compie non può essersi immaginato che la refurtiva fosse cospicua, una modesta refurtiva più difficilmente viene divisa con uno o più complici.
Spunti investigativi
La Lapua non gode di grossi quantitativi di vendite in Italia e fino al 1976 il loro campo di specializzazione risiede nella realizzazione di carabine, proiettili d'assalto e ad uso sportivo. A seguito di un'esplosione avvenuta all'interno della fabbrica proprio nel 1976 l'azienda è costretta a spostare i suoi edifici fuori città, che aprì nel 1984. La richiesta di proiettili Lapua avviene gradualmente nel tempo e nella data del delitto Riggio-Benedetti, è plausibile pensare che non fossero molte le confezioni di munizioni calibro 22 spedite ad armerie e poligoni nella zona.
Il fatto che questo genere di munizioni non fossero di uso comune risulta essere un dato interessante per muovere i primi passi nell'indagine, traendone uno spunto investigativo, che, se ad oggi ormai non può servire a niente per trovare il colpevole, al tempo poteva essere una strada più facilmente percorribile.
Era possibile quindi verificare armerie e poligoni di tiro che avessero in vendita o dotazioni questa marca di proiettili circoscrivendo la ricerca alla zona della Toscana.
Tuttavia non sappiamo di preciso se questo spunto investigativo sia stato battuto all'epoca, ne ci azzardiamo ad evidenziare eventuali mancanze nell'indagine che venne fatta dalla squadra mobile di Lucca. E' comunque giusto tenere presente questa particolarità, che rende leggermente più misterioso l'evento criminale.
Teorie differenti
Il delitto Riggio-Benedetti è entrato a far parte di quelli chiamati "delitti collaterali del Mostro di Firenze", ovvero omicidi che pur avendo caratteristiche simili o collegamenti a quelli perpetrati dal serial killer fiorentino, si differenziano da quelli certamente compiuti dalla solita mano per la differenza di arma con cui vengono perpetrati. Il Mostro di Firenze nei duplici omicidi compiuti ha sempre utilizzato la solita pistola Beretta, nei delitti collaterali invece le vittime vengono uccise con un'altra arma. Quello Benedetti-Riggio, come abbiamo visto, è stato compiuto con una pistola calibro 22, ma non con quella con cui è stata compiuta la serie di delitti ascrivibile al Mostro di Firenze.
Molti investigatori, avvocati e operatori delle Forze dell'Ordine sono convinti che la mano del "Mostro" sia presente anche nell'omicidio sulle sponde del Serchio e che possa essere inserita di diritto tra la serialità degli altri omicidi fiorentini.
Fonte: Misteri di Lucca (parziale)
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