Vittime Collaterali: Miriam Ana Escobar
- Categoria: Vittima
- Caratteristiche: Strangolamento
- Autore: Sconosciuto, attribuito al Mostro di Firenze
Firenze. Via di Novoli.
Una delle principali arterie fiorentine che collega la periferia al centro cittadino. Dagli anni anni ‘80 molte attività commerciali sono scomparse, la tramvia fino all’anno scorso neppure esisteva.
Questa strada lega due vittime del cosiddetto Mostro di Firenze, Stefania Pettini e Susanna Cambi, ma anche tre cosiddette vittime collaterali: Gabriella Caltabellotta, Elisabetta Ciabani, Miriam Ana Escobar.
Delitti efferati, avvenuti tra gli anni ‘70 e gli ‘80, tutt’ora irrisolti e perlopiù dimenticati.
Firenze. Via della Pietra. Dalla zona di Careggi risale i colli per poi congiungersi a via Bolognese. Una strada stretta che costeggia gli ingressi a ville signorili e campi coltivati.
22 marzo 1972. Sono le 8:30, quando Giovanni Crocetti, poco oltre l’ingresso di villa Chiaravalle, sta procedendo a marcia indietro con il proprio autocarro; non ha margine di manovra e questo è l’unico modo per scaricare agilmente la terra che ha nel cassone, nel campo di proprietà dei signori Tayar.
L’autotrasportatore, giunto in posizione fa per ribaltare il cassone ma nota qualcosa di strano accanto ai mucchi di terra scaricati la sera precedente.
Tra l’erba, vicinissimo al muro di cinta, giace il corpo esanime di una donna. Indossa un giubbotto da uomo di camoscio con imbottitura in pelo bianco, una gonna corta di pelle ed una camicetta gialla. Alla mano destra ha un anello di bigiotteria, indossa le calze ma non le scarpe, ha le piante dei piedi pulite.
Non ha la borsa, nè alcun documento addosso.
Giungono in loco il vicequestore Elio Gerunda, capo della Criminalpol, il dottor Scola, dirigente della squadra mobile, i commissari Busacca e Impallomeni, il capitano Lieto, sottufficiali della squadra mobile e del nucleo investigativo dei carabinieri.
La scientifica svolge i rilievi di rito, la salma viene rimossa e trasportata presso l’Istituto di medicina legale di Careggi dove il prof. Cagliesi, a seguito di perizia autoptica, dichiarerà che la morte è avvenuta tra le 23 e la mezzanotte del 21 marzo “per asfissia acuta per ostruzione dall’esterno delle vie aeree mediante meccanismo di strangolamento con un laccio di materiale soffice” probabilmente un foulard o un paio di calze.
L’identità della giovane rimane ignota per un paio di giorni fin quando Angelo Corvaya, ispettore della casa editrice Einaudi, giovedì 23 marzo, segnala alla Questura la scomparsa, da martedì sera, della propria collaboratrice domestica.
Il Sostituto Procuratore della repubblica Ubaldo Nannucci, con alcuni agenti di Polizia si reca a casa del dr. Corvaya, in viale Redi 65. Questi riconosce nelle foto che gli vengono mostrate, Miriam Ana Escobar Chacon, assunta da dicembre come baby sitter.
Dopo che la moglie se n’è tornata negli Stati Uniti con la figlia si è reso necessario trovare qualcuno che accudisse il figlio dodicenne durante le trasferte di lavoro.
Miriam, diciannovenne, è originaria di El Salvador, dove è nata il 27 aprile 1953. Dopo aver soggiornato in Spagna e a Londra, da tre mesi si è trasferita a Firenze ma non ha segnalato all’ufficio stranieri della Questura di Firenze la sua presenza in città.
“Uscì di casa martedì verso le 21:30” riferì il giovane Carlo al magistrato. “Non feci caso se Miriam fosse in casa” dichiarò il dr .Corvaja. Fu perquisita l’intera abitazione e la Renault di proprietà del dr. Corvaja senza che emergesse alcunché di significativo per le indagini.
Il giubbotto rinvenuto addosso a Miriam risultò di proprietà del dr Corvaja; tutti gli alibi di amici e conoscenti di Miriam passarono il vaglio delle indagini.
Scartata l’ipotesi di omicidio per rapina ed il delitto compiuto da un maniaco, rimase solo il movente passionale.
Ed infatti il 26 marzo 1972, La Nazione, senza mezze misure, titolò: “La ragazza strangolata aveva molti corteggiatori”.
Apparentemente schiva e riservata, Miriam, aveva in realtà varie amicizie maschili: impostava in maniera ambigua le relazioni, senza però concedersi mai completamente, provocando così stati di estrema tensione.
“Uno degli investigatori si è fatto portavoce per tutti: l’assassino di Miriam non deve sperare che il tempo affievolisca la volontà di chi gli da la caccia”.
Ad oggi il caso è tutt’ora irrisolto.
Fonte: Insufficienza di Prove
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