Giorgio William Vizzardelli
Giorgio William Vizzardelli
- Soprannome: "Il Killer di Sarzana"
- Classificazione: Omicida
- Caratteristiche: Minorenne - Per vendetta o per rivalsa
- Numero delle vittime: 5
- Data di omicidi: 1937 - 1939
- Data di arresto: 1940
- Data di nascita: 1922
- Profilo delle vittime: Don Umberto Bernardelli, il rettore del collegio Casa delle Missioni / Frate Andrea Bruno, il guardiano del collegio / Livio Delfini, un barbiere di 20 anni / Bruno Veneziani, tassista di 35 anni / Giuseppe Bernardini, di 75 anni, custode dell'Ufficio del Registro
- Modus operandi: Colpi di scure - Arma da fuoco
- Localizzazione: Sarzana, Italia
- Status: Viene condannato al carcere a vita 1940. Graziato dal presidente delle Repubblica nel 7 luglio 1968. Suicida 12 agosto del 1973
Il Killer
Giorgio William Vizzardelli, il “mostro di Sarzana”. Nato a Francavilla al Mare il 23 agosto 1922 e morto a Carrara l’11 agosto 1973, Giorgio William Vizzardelli è stato un assassino seriale italiano, noto anche come il “mostro di Sarzana”. Condannato all’ergastolo quando era ancora minorenne, Giorgio William Vizzardelli è passato alla storia del crimine come l’autore dei più efferati delitti commessi durante il “Ventennio Fascista”. La particolarità del “mostro di Sarzana” è che uccise quando aveva solo 14 anni. Sarzana si trova in provincia di La Spezia.
La Storia
E’ la sera del 4 gennaio 1937: il rettore del “Collegio delle Missioni” di Sarzana don Umberto Bernardelli si trova nel suo ufficio quando un uomo dal volto coperto gli si presenta davanti armato di pistola. Il sacerdote prende da un cassetto del denaro per consegnarglielo, ma viene freddato all’istante da tre colpi di pistola. Il rumore degli spari fa accorrere sul posto due collegiali di quindici anni che incrociano
l’assassino in fuga; il killer spara ancora ferendo uno di loro. Nel fuggire, l’omicida incrocia il portiere, Andrea Bruno, corso sul posto dopo aver sentito i colpi d’arma da fuoco; il “mostro di Sarzana” spara anche a lui uccidendolo. Prima di morire, Andrea Bruno dichiara: “Conosco l’assassino ma non ricordo il suo nome”.
l’assassino in fuga; il killer spara ancora ferendo uno di loro. Nel fuggire, l’omicida incrocia il portiere, Andrea Bruno, corso sul posto dopo aver sentito i colpi d’arma da fuoco; il “mostro di Sarzana” spara anche a lui uccidendolo. Prima di morire, Andrea Bruno dichiara: “Conosco l’assassino ma non ricordo il suo nome”.
Le Indagini
Dopo questi delitti, le prime indagini si concentrano sulla vita di don Umberto Bernardelli sul quale in paese giravano voci di una sua presunta passione per le donne. Proprio indagando sul rettore del “Collegio delle Missioni” di Sarzana, gli investigatori arrivano a uno studente universitario: Vincenzo Montepagani. Si scopre che questo studente assunto come insegnante da don Umberto Bernardelli, era stato rimproverato più volte dallo stesso rettore per lo scarso impegno. Inoltre la corporatura del ragazzo risponde alla descrizione che i testimoni avevano dato dell’assassino in fuga. E ancora: essendo privo di un alibi, Vincenzo Montepagani tre settimane dopo viene accusato del duplice omicidio e finisce in manette. Ma dopo diciotto mesi di detenzione viene prosciolto grazie ad alcuni testimoni e risarcito personalmente da Benito Mussolini.
La Scoperta di altre tre vittime
Due anni dopo i primi due omicidi, il 20 agosto 1938, vengono scoperti altri due cadaveri sempre vicino a Sarzana. Le vittime stavolta sono: Livio Delfini, un barbiere di 20 anni, e Bruno Veneziani, un tassista 35enne. Pochi mesi dopo, un quinto omicidio: il 28 dicembre viene assassinato con un’ascia Giuseppe Bernardini, il guardiano dell’ufficio del registro. Durante le indagini viene scoperta una cosa interessante: la cassaforte dell’ufficio è stata aperta con la chiave che aveva solo il direttore Guido Vizzardelli. Quest’ultimo quindi consegna la chiave alla polizia che scopre su di essa la presenza di una strana sostanza appiccicosa; la stessa trovata sull’ascia. A quel punto scatta la perquisizione della casa del direttore e in cantina vengono trovate bottiglie vuote, anch’esse appiccicose. Alla fine viene accertato che le aveva usate il figlio di Guido Vizzardelli, Giorgio William grande appassionato di distillazione di liquori.
L’Arresto
Le successive indagini su Giorgio William Vizzardelli portano a scoprire che un giorno, alla fine del 1936, il ragazzo era stato sgridato da don Umberto Bernardelli. Sottoposto a interrogatorio, Giorgio William Vizzardelli crolla subito e confessa: “Ho ucciso don Bernardelli perché mi aveva rimproverato e ho ucciso il barbiere Livio Delfini perché mi aveva scoperto e mi ricattava. Per ucciderlo gli dissi di aver nascosto del denaro in una zona isolata. Andammo sul posto noleggiando un’auto guidata da un autista e uccisi entrambi per non lasciare testimoni. Bernardini, invece, l’ho ucciso perché mi aveva scoperto a rubare i soldi dalla cassaforte con la chiave presa a mio padre. Quei soldi mi servivano per fuggire negli Stati Uniti”.
La Condanna
Il “mostro di Sarzana” viene condannato all’ergastolo il 23 settembre 1940. Evita la pena di morte perché ancora minorenne. In carcere studia diverse lingue e traduce alcune opere letterarie fino al 29 luglio 1968, quando ottiene la grazia dall’allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Stabilitosi a Carrara presso l’abitazione della sorella, Giorgio William Vizzardelli si suicida nel 1973 tagliandosi la gola con un coltello da cucina.
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